Spinte dinamiche informi

Paolo Levi

Il pittore Conte è un indagatore dell'invisibile che si fa visibile.

La sua espressività si radica nei territori misteriosi dell'inconscio, la cui voce si esprime attraverso uno spessore della materia stesa in chiave di informale puro. Tutto si svolge come in un grido costante, che evoca momenti spirituali, alla ricerca di un'ipotesi di salvezza.

Egli opera in chiave di contrappunti, di strappi e di ricongiungimenti, senza compromessi rispetto al riconoscibile. L'unica traccia concreta è la realtà del colore, fine a se stesso, come scelta di verità assoluta.

Conte non è un informale espressionista di tradizione.

Rispetto ai maestri del secolo scorso, che connotavano la non forma con intenzione naturalista o esistenziale - avendo Francesco Arcangeli come loro sensibile maître a penser, studioso che ricercava verità immanenti nelle sperimentazioni visuali legate a stati d'animo o a emozioni interiori e percio' risolte col puro pigmento - questo artista attua, in modo assolutamente personale, una modalità illusoria e allusiva, legata a una concettualità che si esprime esclusivamente attraverso le tensioni e le variabili di tecniche miste utilizzate con notevole sapienza linguistica.

La sua contemporaneità risiede nel forte impatto visivo che lo accosta piuttosto ai concettuali americani dell'Action Painting, oppure ai maestri francesi degli anni Sessanta.

L'intenzione espressiva di questi lavori è spirituale e drammatica, trasmettendo una concezione dello spazio pittorico come espansione macrocosmica di un pensiero filosofico.

Se fosse un artista figurativo, accosterei Conte a certi maestri spagnoli d'epoca barocca, che raffiguravano l'eterna lotta dell'Angelo contro il Diavolo: nel suo linguaggio informale sono le cromie a dibattere, dove l'angelo appare nelle luminescenze, e il diavolo spadroneggia nell'ombrosità del nero.

Ma è soprattutto esaltante, in questi lavori, la gestualità controllata che traccia una scrittura multiforme, e il modo elegantemente aggressivo di affrontare ogni singolo momento espressivo e ogni tematica. Le composizioni di Conte non scendono mai a compromessi con forme anche solo suggerite o riconoscibili; egli lavora infatti meditando solo sugli spazi, sugli spessori, sui contrappunti tonali e atonali, senza lasciare nulla al caso.

Utilizza carta trasparente e ferro, assemblandoli con perizia sul supporto della tela o della tavola, dove dipana allarga e sovrappone materie e colori in forme che dialogano astrattamente, sotto forma di pure enunciazioni visuali, esprimendo a volte rabbia, o sottili inquietudini.

Ma nella sua poetica appaiono anche momenti piu' meditativi, passaggi senza drammatiche apparizioni di forme informi, e ondulanti come l'acqua di un mare mosso; in questi casi di calma apparente, rapide apparizioni di cromia morbida sembrano esprimere emozioni controllate, altrove sottaciute. è comunque sempre presente una spinta dinamica, per cui tutto si espande in una visione aprospettica, che sembra esorbitare dal quadro per puntare all'infinito.

L'utilizzo di materiali insoliti per la tecnica mista, e preziosi per il risultato di impatto estetico, il magma di un caos non casuale, conducono l'osservatore ad affacciarsi su un mondo brulicante di immagini vive, riflessioni di un’anima in lotta tra dubbi e certezze.

Conte utilizza colori decisi, squillanti, emotivi, per dare corpo a riflessioni, dove l'inquietudine e l'interrogazione sono rappresentati dai contrappunti e dalle pieghe materiche.

Il suo tracciare magma in chiave trasgressiva non si esaurisce mai nella forza espressiva della stesura o nella velina trasparente o nel ferro che aiuta la trama degli spessori: in verità, cio' che rende riconoscibile la sigla stilistica di Conte è soprattutto una progettazione dove vige l'armonia delle dissonanze, e che si attua in un concertato palpitante di ritmi variegati.

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