Gestualità cromatiche

Sergio Zanichelli

Luigi Colombi, che ama presentarsi nella sua forma linguistica, espressiva di artista della pittura; una pittura gestuale, istintiva, impregnata di sentimenti ma anche, con una sottile presenza di una dolcezza cromatica atta a comunicare il proprio interno poetico attraveso l'uso lirico del colore. Autodidatta, impostato alla pittura da una sua iniziale attività di collaboratore con il padre imbianchino, Conte si ritrova immediatamente immerso nella straordinaria possibilità di trasformare lo spazio neutro di un semplice interno domestico in un luogo luminoso, intenso e fortemente caratterizzato dal colore.

È attraverso questa evocazione di una memoria ancestrale ed interiore che Conte decide di esternare, di far conoscere tutta la sua intensa progettualità attraverso una delle principali forme comunicative: la pittura.

Poteri definirlo un giornalista dell'anima e dei sentimenti, che ascolta il disagio dell'uomo contemporaneo che cerca, attraverso la pittura di aprire un dialogo con le persone, attraverso la grande capacità di ascolto che un'opera d'arte, (un quadro) può dare.

Le sue opere diventano quindi un manifesto di un poeta che si esprime con la scrittura della forma e dl colore.

Le sue opere sono invase da un lato, da gestualità forti, istintive, sciabolate di colore che si sovrappongono con irregolari sgocciolature e trame indefinite quasi ad evocare questo stato d'anima di "tensione dell'anima" che poi, quasi per magia, vengono attenuati da grandi superfici di colore che chiamano "parti monocromatiche".

Sono dei lampi, delle zone che sembrano indicare a Conte la necessità di una ricerca di un linguaggio del silenzio e di un equilibrio interiore, una sorta di negazione del "tutto caos" quotidiano.

Ad una superficiale impressione, si potrebbe parlare di pittura informale all'action painting alla Pollock o, per rimanere nel nostro ambito artistico, alle espressioni degli arcipelaghi di Turcato nelle cui opere la luce del colore si impatta nella tela attraverso il semplice schiacciamento del tubetto del colore ad olio a formare, una sorta di linee indefinite, di isole, di arcipelaghi, che da semplici tracce irregolari, si trasformano in superficie e quindi, ci prospettano un evento e un nuovo modo di leggere tutta la partitura compositiva dell'opera.

Macchie e linee cromatiche, incisioni gestuali per un'intensiva liricità espressiva.

Questo particolare uso del colore riprende le tematiche espressive sia di Sam Francis dove la macchia e il gesto sono tradotti in un sapiente equilibrio cromatico sia nella forza del colore nelle opere di Mario Schifano in particolare quella degli anni '80: i campi di grano, ninfee, onde, vulcani, acerbi e paesaggi anemici. In altre opere un sottile riferimento al brutalismo espressivo di Corneill e alle deformate figure di uno storicismo iconico di Paladino; fino a inoltrarsi in un ambito di pittura post-dadaista nelle opere con i dischi di vinile spezzati.

Quindi, non una specifica unicità di linguaggio, ma un interessante e multilateralismo concettuale che riporta il lavoro di Conte nell'asettica e conflittuale realtà contemporanea, aprendo un piccolo spiraglio di piacevole arte e dolcissima poesia cromatica per riscaldare come lui ci ricorda, il cuore delle persone.

Sergio Zanichelli, Architetto, Professore a contratto dell'Università di Ferrara Facoltà di Architettura, saggista e critico d'arte moderna e contemporanea.

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